Restauro Ex Convento San Domenico – Canicatti (Ag)

Il progetto di restauro è incentrato principalmente su un’operazione di “riutilizzo funzionale” degli spazi originari, concepita in modo da non alterare la complessa organicità della costruzione, ed inoltre, mira a recuperare i valori architettonici-spaziali del complesso, nel quale ha sede il “Centro Culturale” cittadino.

Due sono gli ingressi principali del complesso rinnovato: quello su Piazza Dante, consentito dal recupero e dalla riapertura dell’antico fornice d’ingresso al convento; e quello sulla Via Milano.

Al piano seminterrato su Via Fosco- lo si è provveduto al recupero degli ambienti precedentemente colmati di terra, che ospitano il locale custode e parte degli ambienti muse- ali. Il piano terra accoglie l’archivio storico, la mediateca/videoteca e gli uffici dell’assessorato alla cultura, collegati alla biblioteca attraverso il corpo scale realizzato dove si presume dovesse essere all’epoca dell’impianto. Al piano superiore sono ubicate la sala di lettura della biblioteca, l’emeroteca, il prestito libri, gli uffici con la direzione ed il deposito. Il corpo di fabbrica su Via Milano ospita al piano terra gli ambienti d’esposizione temporanea con i relativi spazi accessori, al piano superiore la sala conferenze-auditorio ed altri spazi per l’esposizione.

Si è voluto inserire all’interno del

centro culturale un “museo del libro”, al fine di poter ospitare l’inestimabile patrimonio librario costituito dal “Fondo antico” della biblioteca comunale di Canicattì. La scelta dei materiali è scaturita dalla necessità di diversificare il nuovo intervento rispetto alle strutture già esistenti.

Il disegno della corte interna del complesso è stato elaborato tenendo conto dell’uso che sarebbe stato fatto dello stesso, vale a dire, come spazio da adibire a spetta- coli, eventi e rappresentazioni all’aperto.

Gli unici elementi introdotti come componenti d’arredo, con una va- lenza volutamente scenografica, sono la fontana con la lunga vasca d’acqua e le tre palme, una sorta di oasi inserita nell’assolato antico “claustrum” dell’ex convento. Semplice il disegno della pavimentazione della superficie, che risulta lastricata con lo stesso materiale lapideo adottato nella città antica, la pietra calcarea bianca di provenienza ragusana, usata in lastroni di dimensioni variabili e spessore adeguato. Al giardino si può accedere da più ingressi: quelli che si trovano su Via Milano, di cui uno carrabile e l’altro costituito da una gradonata dotata di rampa per diversamente abili; un altro ingresso, sulla Via Foscolo, attraverso la scala incassata.

Museo degli Innocenti

Attualmente la struttura “architettonico – organizzativa” del Museo degli Innocenti è costituita da un insieme complesso e articolato di funzioni anche apparentemente lontane tra loro, in realtà unite dal sottile filorosso del tema dell’infanzia e della maternità. L’Istituto degli Innocenti è un corpo vivo e vitale che opera all’interno di una struttura architettonica che rap- presenta senza dubbio uno degli esempi più mirabili dell’architettura del Rinascimento, quantunque abbia subito nei secoli una serie di controverse trasformazioni. Un corpo vivo e vitale che opera da quasi sei secoli avendo come punto di riferimento i bambini e le bambine. La filosofia di fondo del progetto rappresenta anche una scommessa: quella di far convivere, all’interno della stessa struttura architettonica, sia i percorsi muse- ali che la sua vita quotidiana. Il progetto tende a mettere in evidenza e, tutt’al più, disvelare, portare alla luce, accentuare tutto ciò che è, ad oggi, nascosto e soprattutto che è rimasto nascosto, per secoli, nei confronti della città. Nel frattempo, i bambini e le bambine, le mamme, gli operatori, gli addetti, continueranno a vivere, operare e giocare nella struttura stessa incrociandosi, sfiorandosi e sovrapponendosi con i turisti e i visitatori. Un difetto macchia però le qualità generali di questa struttura, e questo segno si è allargato dal momento in cui, negli ultimi decenni, è aumentata la sensibilità generale verso il tema dell’accessibilità: questa struttura, per sua natura aperta e disponibile, non è accessibile facilmente alle persone che, a vari livelli e gradi, sono portatori di disabilità varie. Questo fatto è dovuto ad una ragione oggettiva: la presenza del “podium” sul quale sorge la struttura, se rende ancora più affascinante, con la famosa scalinata, la presenza del porticato leggero ed elegante che ne fa una delle più belle piazze del mondo, contemporaneamente realizza l’oggettiva impossibilità di accedere alla strut- tura, rendendola inaccessibile ai deboli. Obiettivo principale del pro- getto è rimuovere questa macchia con un gesto unitario e deciso: l’invenzione di un nuovo accesso per tutti, gestanti, anziani, genitori con carrozzine, disabili che, direttamente dalla piazza, possano facilmente accedere a tutti i luoghi della strut- tura. Questa determinazione e la volontà di lasciare il più possibile inalterata l’immagine del complesso monumentale ci ha portato alla scelta di realizzare l’accesso principale al MUDI dalla porta del Cortile delle donne.

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anno 2010

con: Ipostudio architetti, Eugenio Vassallo, Cristiana Morigi Govi, Favero e Milan Ingegneria spa, Consilium, Silvia Scarponi

Restauro del Palazzo Guinigi-Magrini

Il Palazzo, vincolato ai sensi del D. Lgs 42/2004, si articola intorno al cortile centrale rettangolare che dona un maggior respiro verso il lato dell’ingresso principale. Realizzato in uno stile unitario, risale probabilmente ai primi decenni del ‘500 a cui è riconducibile per le forme semplici e raffinate del portone d’ingresso, per le finestre a mensola del piano terreno, per le finestre a croce che si trovavano ai piani superiori ed infine per la lineare facciata posteriore che si apre sul giardino. Per l’intervento è stata resa necessaria la redazione di uno strumento attuativo di recupero che mostra come rispettare il fabbricato storico con schedature, dove è illustrato lo stato esistente attraverso la descrizione dei diversi tipi di murature, intonaci, coloriture, pavimenti, volte, solai, tetti, porte e finestre. Il progetto, tenuto conto delle indicazioni, imposta un restauro filologico rispettoso dell’edificio stesso e del contesto architettonico preesistente. In questa ricerca è importante evidenziare l’inserimento dell’edificio nel contesto urbano, sia come valore cromatico che materico: in tal senso è stata effettuata una analisi in tre fasi articolata rispettivamente nella ricerca sull’edificio, nella ricerca sul contesto urbano e nella definizione dei criteri progettuali da adottare. Dall’unione dei dati raccolti nelle prime due fasi è stato

possibile raggiungere il livello conoscitivo necessario per impostare le linee guida della proposta progettuale (terza fase).

L’intervento di restauro e risana- mento conservativo, che si è svolto mediante una attenta campagna di saggi per individuare eventuali strutture o decorazioni storiche non visibili, ha valorizzato le caratteristiche storico-architettoniche dell’intero complesso immobiliare ridandogli la destinazione d’uso originaria (residenza) integrandola con le moderne esigenze e necessità igienico-funzionali. A tale funzione si è unita anche la destinazione commerciale del piano terra necessaria per poter rivitalizzare il complesso edilizio e rendere coerente l’apertura al pubblico del cortile.

L’edificio è stato suddiviso in più unità immobiliari individuate nel rispetto della struttura del fabbricato e realizzate senza alterare i vani principali. L’intervento infatti, all’in- terno di un disegno unitario, pre- senta una gradualità di interventi che risponde alla valorizzazione dei vari ambienti del palazzo. Quasi tutti gli ambienti sono rimasti inalterati e, nei casi in cui è stato necessario frazionare lo spazio, sono state introdotte esclusivamente strutture più basse e leggere (legno, ferro, vetro, cartongesso).

Anno di Realizzazione: 2010

 

“Arte e design – vivere e pensare in carta e cartone”

Museo Diocesano di Milano

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Anno 2011

Mostra Triennale ALER, Milano

 

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Anno 2009